Quelle righe in camera di cartuccia
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Quelle righe in camera di cartuccia
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In linea di principio, è assodato che in un’arma da fuoco a retrocarica, un contributo positivo all’affidabilità di funzionamento (semiautomatico e non solo) e alla precisione intrinseca, provenga da una camera di cartuccia quanto più possibile precisa sulle quote della munizione e, soprattutto, perfettamente liscia. Vi sono, tuttavia, svariate eccezioni a questa regola, rappresentate da molti modelli di armi, realizzate in un arco di tempo piuttosto lungo (dagli anni Venti-Trenta ai giorni nostri), nelle quali la camera di cartuccia è volutamente solcata da una serie di scanalature longidutinali, radiali, persino a spirale, che sono una parte integrante del sistema di funzionamento. È un vero e proprio “mondo a parte”, che risulta tuttavia molto affascinante e che vorremmo, in queste poche righe, cercare di descrivere ai nostri lettori.
Per agevolare…
Uno dei sistemi più utilizzati in termini di camere di scoppio “rigate” è rappresentato da alcune scanalature longitudinali sulla circonferenza interna della camera, che si prolungano appena oltre la bocca del bossolo. Lo scopo di queste scanalature è quello di spillare una piccola quantità dei gas di sparo originati dalla deflagrazione della carica, facendo sì che il bossolo possa sì dilatarsi in modo da sigillare la camera, ma non aderisca troppo saldamente alle pareti stesse, in modo da agevolarne poi l’estrazione ed evitando strappi del fondello o altri inceppamenti. Questo sistema di “agevolazione” è tipico di quelle armi semiautomatiche nelle quali non c’è una efficace estrazione primaria da parte dell’otturatore (non c’è, cioè, un sistema che scolli di pochi decimi di millimetro il bossolo dalla camera, prima di procedere all’estrazione vera e propria) e questo può verificarsi sia nelle armi funzionanti con un semplice ritardo di apertura, sia con una vera e propria chiusura geometrica. Tra le più famose armi funzionanti a ritardo vi sono le armi automatiche della Heckler & Koch con chiusura a rulli, declinate nei calibri 9×19, 5,56×45 e 7,62×51, ma possiamo anche annoverare per esempio la pistola semiautomatica Benelli B76-80-82. Tra le armi che hanno invece una chiusura geometrica, ma necessitano (o comunque si giovano) di una camera scanalata possiamo ricordare il fucile semiautomatico Tokarev Svt 40 in calibro 7,62x54R.
Ma chi è stato il primo a utilizzare il concetto della camera scanalata per agevolare l’estrazione del bossolo? Come spesso accade, si tratta di soluzioni tecniche che vengono concepite più o meno nello stesso momento in più luoghi differenti, tuttavia da un punto di vista storico-cronologico il primato sembra spettare all’Italia, che adottò una camera scanalata (dotata, però, di due sole righe, contrapposte a 180 gradi) sul fucile mitragliatore Fiat 1928 calibro 6,5 Carcano, prodotto in piccola serie a scopo valutativo per l’esercito italiano. Altre armi, sempre italiane, che fanno uso della camera scanalata sono la mitragliatrice Fiat 35 in 8 mm Breda (4 serie di 2 scanalature) e la Breda Safat 1935 in 7,7 mm, utilizzata sui nostri aeroplani durante la seconda guerra mondiale.
Tra i più recenti esempi di armi di moderna concezione che utilizzano il concetto della camera scanalata, c’è invece la pistola Glock 44 in calibro .22 long rifle.
…ma anche per ritardare
Le scanalature in camera di scoppio non sono state utilizzate, da un punto di vista progettuale, solo per agevolare l’estrazione, ma anche paradossalmente per l’impiego opposto, cioè per ritardare l’estrazione. Anche in questo caso, parliamo di armi con chiusura metastabile ritardata o con chiusura a massa, l’accorgimento in questione serve per far sì che il bossolo, dilatandosi nella camera, eserciti una frizione, una resistenza, rispetto all’estrazione, generando esso stesso un ritardo di apertura. Questa soluzione viene utilizzata in particolare in armi nelle quali il peso dell’otturatore è inferiore rispetto a quello che sarebbe necessario per una chiusura labile “normale” in funzione di uno specifico calibro, e questo deficit di peso è, normalmente, determinato dall’esigenza di rendere l’arma particolarmente occultabile. O, in altri casi, è determinato dal fatto che l’arma è camerata per un calibro relativamente potente e rendere l’otturatore troppo pesante, o la molla di recupero troppo dura, ne renderebbe ostico l’impiego pratico. In alcuni casi, le scanalature “ritardanti” sono sempre posizionate in senso longitudinale, ma sono di maggior larghezza, come nella pistola Heckler & Koch HK4 calibro 9 corto, in altri casi le scanalature sono perpendicolari all’asse della camera, su tutta la circonferenza, come nella pistola semiautomatica statunitense Kimball in .30 M1 Carbine. In altri casi ancora, sono addirittura a forma di spirale, come nella pistola cinese Type 64 in calibro 7,62×17 mm rimless. Anche per la Heckler & Koch Vp70 era stato originariamente previsto (e brevettato) un sistema di ritardo di apertura “a frizione” con scanalature elicoidali, che fu poi scartato. Per diminuire le sollecitazioni di rinculo, nella Vp70 fu alla fine adottata una rigatura con i vuoti di profondità particolarmente pronunciata, al fine di far sì che una parte dei gas di sparo sopravanzasse la palla.
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Fonte: armietiro
Quelle righe in camera di cartuccia